Il cibo può essere arte? Dalla mostra alla diffusione della food photography
“Can food be art?” Il cibo può essere arte? Questo il nome di una mostra fotografica con foto di Salvo d’Avila che si è tenuta dal 15 al 30 gennaio scorso a Roma presso la Sala Lettura della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
L’evento espositivo, curato dalla storico dell’arte Lia De Venere, prevedeva nel giorno dell’inaugurazione anche una conferenza dal titolo “Il cibo nell’arte occidentale, dall’antichità ad oggi” con interventi dello stesso Salvo d’Avila, un avvocato con l’arte della fotografia il cui vero nome è Salvatore Vescina. Nel corso della conferenza si è parlato dell’importanza della cultura culinaria dal mondo classico fino ad oggi, con importanti digressioni nei periodi storici che presentano in maggior misura aspetti interessanti circa l’ambito alimentare.
Salvo d’Avila è un artista nel campo della fotografia nato in Puglia nel 1968 e poi divenuto romano d’adozione a seguito del suo trasferimento nella Capitale nel 2002. Fin da bambino ha coltivato un profondo amore per l’arte grazie al fatto che i genitore hanno diretto una galleria d’arte contemporanea per molto tempo e la madre in primis è uno storico dell’arte. All’inizio la passione dell’avvocato si è rivolta principalmente verso la pittura ma ben presto ha scoperto un grande amore per la macchina fotografica e per l’arte della fotografia e per questo ha scelto di rafforzare le sue conoscenze tecniche frequentando la Scuola Romana di Fotografia. Da subito i suoi generi preferiti si rivelano essere il ritratto, in particolare quello di imprenditori e artisti, spesso circensi e danzatrici, e la natura morta riprodotta con l’accostamento di vari soggetti.
Nella mostra erano state esposte fotografie di nature morte realizzate dall’artista negli ultimi cinque anni, scatti che rivelano nella loro essenza più profonda proprio la formazione di base come pittore e la sua successiva evoluzione come maestro della fotografia.
Perché dedicare una mostra al cibo? Perché interrogarsi sulla possibilità che anche il cibo possa acquistare un valore artistico?
A tal proposito non si può omettere il fatto che il Made in Italy nell’ambito agroalimentare rappresenta uno dei punti di forza del nostro Paese, un aspetto importantissimo della nostra cultura che ogni anno porta in Italia un numero elevato di visitatori interessati a scoprire, tra le bellezze della nostra penisola, anche i nostri piatti tipici e le tante genuine bontà che tanto ci fanno invidiare all’estero. Non a caso il Governo si impegna a promuovere e a diffondere questo nostro importante patrimonio con iniziative organizzate sia in territorio nazionale che internazionale. Ecco che quindi il cibo e l’arte, altro punto di forza e di orgoglio per l’Italia, finiscono per determinare un connubio di grande rilevanza che sottolinea l’importanza di realizzare una mostra che proponga il cibo come arte.
Oggi la fotografia food o food photography rappresenta decisamente una tendenza in espansione, un campo della fotografia che ha finito per contagiare tutti, dagli esperti alle persone che non sono addette ai lavori. Oggi fotografare il cibo è trendy e non esiste social in cui non si possano trovare post con foto di cibi in bella mostra. Forse perché mostrare i piatti che sostano sulle tavole, siano esse quelle di casa nostra, del ristorante più rinomato o semplicemente della pizzeria sotto casa, è sinonimo di opulenza e di ricchezza nonché espressione di uno status symbol privilegiato. Che lo si voglia o no l’appetibilità di un piatto, nonché il suo fascino, passa anche dalle fotografie che lo ritraggono e che, oltre a far venire l’acquolina in bocca, rappresentano una forma di pop art che celebra il cibo in tutte le sue forme.
Se è vero che la food photography trova la sua maggiore diffusione nell’ambito dei social è altrettanto vero che oggi rappresenta un aspetto fondamentale in ambito pubblicitario, dove l’immagine è tutto e attraverso di essa si possono veicolare significati e messaggi che arrivano alle persone in maniera più forte e incisiva di qualsiasi altro mezzo.
La fotografia food è arte perché rappresenta la realtà in cui viviamo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica che coglie ogni particolare e lo esalta ed è arte anche e soprattutto perché finisce con il sublimare uno degli aspetti più importanti della nostra cultura, il cibo, che ci rende famosi in tutto il mondo e che, in generale, contraddistingue ogni civiltà dalle altre.
Ma perché si possano trasformare semplici scatti della nostra vita quotidiana in vere opere d’arte, capaci di attrarre clienti in un ristorante o di catturare centinaia di like, non basta semplicemente scattare una foto, ma occorre prima studiare bene la luce, curare la composizione del piatto attraverso l’accostamento di forme e colori, scegliere un’ambientazione coerente, tanto rispetto alla pietanza quanto alla sua origine, alla storia e tradizione degli ingredienti che la compongono. Insomma, è forse necessario distinguere tra la fotografia food amatoriale e quella professionale, in grado di fare realmente la differenza in un mercato iper saturo come quello attuale. Non sono molti i fotografi professionisti che hanno scelto di dedicarsi esclusivamente alla fotografia food, tra gli altri è possibile menzionare Michelangelo Convertino, specializzato proprio in food & beverage, i cui eccellenti scatti possono essere apprezzati visitando il suo sito web Michelangeloconvertino.it.
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